Rocchetta Sant’Antonio (1.692 abitanti) si erge su un’alta collina all’estremità del subappennino dauno meridionale, al confine con la Basilicata e la Campania. Nel Settecento il comune faceva parte della provincia di Principato Ultra, e nel quadriennio 1743-46 fu soggetta alla competenza territoriale del regio consolato di commercio di Ariano. Appartenne alla provincia di Avellino fino al 1939. Il fascino del paese sta nel suo aspetto medievale, ricco di piazze, viuzze storiche, edifici medievali e palazzi rinascimentali. Testimonianze preziose di quel periodo sono il Castello, di notevole pregio architettonico, fatto edificare da Ladislao II D’Aquino, con la sua torre principale di forma ogivale (Torre a Mandorla) e le Chiese del lontano XVI secolo come la Chiesa della Beata Vergine Maria, la Parrocchia dell’Assunta, la Chiesa della Madonna del Pozzo. Una curiosità: in questo paese si svolge la prova finale del più rinomato evento sportivo automobilistico della Puglia e Basilicata: il Rally Puglia e Lucania, un evento che attira ogni anno migliaia di appassionati del rally stradale. Rocchetta Sant’Antonio ha ricevuto la bandiera arancione del TCI[1].

Sul finire degli anni Cinquanta ed i primi anni Sessanta del secolo scorso, come conseguenza del grande impegno evangelistico compiuto dai fedeli della chiesa di Foggia, il comune di Rocchetta Sant’Antonio fu raggiunto dal messaggio della Buona Novella[2] e furono guadagnate al Signore diverse anime convertite le quali per un tempo resero testimonianza della verità del Vangelo in paese aprendo al pubblico un locale di culto.

“… A piedi e con biciclette, il fratello Rosania insieme ad altri fedeli continuarono ad evangelizzare diversi paesi della provincia (Pietramontecorvino, Stornarella, Rocchetta S. Antonio, Lacedonia, Castelnuovo della Daunia, Casalnuovo Monterotaro, Chieuti, Torremaggiore, San Severo, Margherita di Savoia). Sorsero grazie a Dio fiorenti comunità di credenti che il fratello Rosania ed altri curavano con amore e sacrificio[3]”.

Ben sei neofiti, nel corso dell’anno 1961, presero la decisione di scendere nelle acque battesimali in ubbidienza a quanto insegnato da Cristo Gesù nelle Sacre Scritture.

“A Foggia il Signore continua a benedire la Sua opera; nel mese di agosto sono stati somministrati trenta battesimi, sei neofiti appartenenti all’opera nascente di Rocchetta Sant’Antonio… Alcuni fratelli della chiesa di Foggia si alternano nel recarsi ogni settimana tanto a Rocchetta Sant’Antonio che a Margherita di Savoia e a Lacedonia, tra questi principalmente i fratelli Campagna Angelo, Rosania Giuseppe e Mobilia Vincenzo…[4]”   

La chiesa era composta da un gruppetto di poco più di una decina di persone ed ebbe come responsabile un giovane credente originario di Ginosa di nome Mele Nicola[5] che molto aveva contribuito all’Evangelizzazione di questo paese e che sposandosi con una sorella in Cristo del luogo, decise di stabilirsi definitivamente a Rocchetta. Purtroppo, le solite problematiche di lavoro tipiche di tutte le realtà rurali del meridione italiano, costrinsero buona parte dei fedeli e lo stesso pastore ad emigrare altrove.

“Il pastore della chiesa di Rocchetta Sant’Antonio si chiamava Mele Nicola e mi diventò cognato poiché si sposò con mia sorella. La chiesa rimase aperta per pochi anni poiché la maggior parte dei membri emigrò per lavoro. Quando anche mio cognato fu costretto ad andarsene, continuai io a visitare i pochi fedeli rimasti ma le riunioni le spostammo in una casa privata e finirono del tutto una decina di anni più tardi con la dipartita dell’ultimo anziano credente che ancora era rimasto[6]”.

Non sappiamo quanto potè contribuire alla diffusione della testimonianza evangelica pentecostale, ma riteniamo ugualmente doveroso ricordare che Raffaele Pignone fu trasferito d’ufficio in questo paese durante gli anni del fascismo, per essere allontanato dalla comunità di Bari da lui presieduta con il tentativo di arrestarne la crescita. Egli lavorava in qualità di manovale per le Ferrovie dello Stato e dopo un tempo trascorso a Messina dove si era convertito ritornò nel 1938 nuovamente a Bari, sua città natale. Entrato in contatto con i fratelli del luogo ne divenne ben presto il conduttore.

“Quando Raffaele Pignone tornò a Bari, fu incaricato di presiedere la piccola comunità che si radunava clandestinamente in abitazioni di credenti. Egli stesso, identificato dalla polizia come il responsabile del gruppo, nell’intento di distruggere l’opera, fu trasferito d’autorità a Rocchetta Sant’Antonio, in provincia di Foggia. Egli non abbandonò il proprio ministerio e per tre anni e mezzo con grande sacrificio continuò a curare la comunità settimanalmente…[7]

Il lavoro di evangelizzazione continuò per tutto il corso degli anni Settanta ma ad esso non fecero seguito nuove conversioni.

“Ringrazio il Signore per le Sue benedizioni e per l’opportunità che Egli ci concede di spargere al mondo la Sua Parola. Nei mesi di luglio, agosto, settembre, abbiamo avuto unitamente al fratello Fernando Barile e con la collaborazione di alcuni fedeli della comunità di Foggia, delle riunioni evangelisiche all’aperto nelle principali piazze di alcuni paesi della provincia, tra cui Sannicandro, Pietramontecorvino e Rocchetta Sant’Antonio. Centinaia di persone hanno così potuto ascoltare il messaggio della Parola predicata con semplicità evangelica. Avvertiamo la necessita e l’importanza evangelistica in mezzo ad una società che vive lontana da Dio e che si corrompe sempre più nel peccato. Il Signore conosce i suoi. L’annunzio della Buona Novella trova sempre posto in tutti coloro che aprono i loro cuori per fede al Cristo. Siamo stati incoraggiati nel vedere come molti hanno ascoltato con riverenza e rispetto e alla fine di ogni riunione, chiedevano di sapere di più intorno alle cose che avevano udito. Ciò ci ha data opportunità di continuare ad esporre personalmente i fondamenti della fede cristiana e l’importanza e l’urgenza della salvezza”[8].

Pur trattandosi di un paese dell’entroterra appenninico, lontano dai grandi centri abitati e dalle principali vie di comunicazione, Rocchetta Sant’Antonio ebbe il privilegio di possedere per un tempo, ben due realtà evangeliche. Oltre a quella pentecostale si costituì (presumiamo nel Secondo dopoguerra) anche una chiesa evangelica battista. Di questa realtà siamo venuti a conoscenza tramite una intervista realizzata a Pasquale Castelluccio, figlio di Donato, ministro di culto evangelico della chiesa battista di Bisaccia (AV) e diaspora[9].

“Giusto per capirci, nell’immediato secondo dopoguerra, la comunità evangelica battista di Bisaccia arrivò a contare 180 membri, che in un paesino di 4000 abitanti gli dava un certo peso, sia politico che sociale, si pensi al periodo delle elezioni. Per cui da quel momento la chiesa è stata rispettata e ben inserita nel tessuto sociale. Nello stesso tempo mio padre si assunse la cura spirituale della diaspora battista presente ad Aquilonia, Lacedonia, Calitri, Rocchetta Sant’Antonio e Candela… Ricordo che a Rocchetta Sant’Antonio vi era una bella comunità di una trentina di membri, che aveva un proprio locale di culto, il quale era stato finanziato, comperato, sostenuto e mantenuto da un abitante di Rocchetta emigrato in Canada dove si era convertito. Lui comperò e sovvenzionò il locale, fece tutto lui. Si chiamava Palmisano. Questa comunità è esistita per parecchio tempo, diciamo fino alla fine degli anni Settanta, poi per via dell’emigrazione non vi è rimasto più nulla. Io ero un giovanotto di dodici anni e spesso accompagnavo mio padre nei suoi giri pastorali. Stefano Palmisano, il sostenitore della chiesa di Rocchetta, parlava un italiano ottocentesco. Ricordo che sul frontespizio della chiesa scrisse: “Noi predichiamo Cristo crocifisso e risorto”. Ricordo ancora una sorella in Cristo che sul frontespizio della sua casa, in modo molto visibile a chi veniva da Candela, con un colore nero forte aveva scritto: “Gesù Cristo è l’unico salvatore”. Sono stato tante volte in quella casa da ragazzino. L’ultima volta che ho visto quella scritta è stato 30 anni fa. Io accompagnavo spesso mio padre, lui noleggiava la macchina dai noleggiatori del paese, quelle vecchie 1400 diesel che facevano un rumore impossibile, tipo carro armato. Riempivamo la macchina con 10-12 persone, ci mettevamo uno sopra l’altro e intonando cantici partivamo…”[10]


[1] https://www.edenpuglia.com/visitare-rocchetta-sant-antonio.html   Visitato il 4/10/2022.

[2] F. Toppi nella lista delle località raggiunte dalla predicazione evangelica pentecostale in appendice al libro “Le radici del Movimento Pentecostale”, a pag. IX riporta l’anno 1967. Si tratta di un errore evidente poiché questo paese viene menzionato in un articolo pubblicato sulla rivista Risveglio Pentecostale già nel 1961.

[3] Si veda nella pagina I Pionieri: Rosania Giuseppe.

[4] Articolo di Giovanni Ferri, Risveglio Pentecostale n°11, 1961, pag. 17.

[5] Mele Nicola (Ginosa 1941 – Torino 2014). Convertitosi in giovanissima età, alternerà il lavoro secolare all’attività evangelistica con il quale si dedicherà con dedizione per tutto il resto della sua vita pur dovendo attraversare momenti particolarmente drammatici. Dopo il breve periodo trascorso a Rocchetta Sant’Antonio, emigrò in Germania e poi in Veneto (Padova) per trasferirsi successivamente a Biella. Terminò i suoi ultimi giorni a Torino dove vivono i suoi figli dopo essere rientrato ed avere vissuto per un tempo nel suo paese natio: Ginosa Marina.

[6] Tratto da una intervista realizzata a Nicola Nuzzo, Troia (FG) il 21/05/2013.

[7] Risveglio Pentecostale n°6, anno 2004, pag. 5, Raffaele Pignone (1910-2003), articolo di F. Toppi.

[8] Risveglio Pentecostale n° 10, anno 1976, articolo di Michele Rutigliano.

[9] Donato Castelluccio (Bisaccia 1909 – 1991) è stato ministro di culto evangelico battista della chiesa di Bisaccia e diaspora dal 1938 al 1990.

[10] Intervista a Pasquale Castelluccio, 19/09/2015, Bisaccia (AV).