Alberona 838 ab. (Arëvërónë in pugliese) sorge a 732 m s.l.m. tra i monti della Daunia, sulle pendici del monte Stillo al confine con la Campania e in posizione dominante rispetto al Tavoliere delle Puglie. Le origini di Alberona si fanno risalire intorno all’anno 1000. Nel 1297, Carlo II di Napoli ne concesse ai Templari il possesso ma con la loro soppressione nel 1312, il feudo fu affidato ad un altro ordine cavalleresco, quello dei Cavalieri Ospitalieri, con sede a Barletta, che lo avrebbe controllato fino alla soppressione dei diritti feudali (1806). A partire dalla fine del XIX secolo e per tutto il Novecento Alberona è stata interessata da un grande fenomeno migratorio (così come per tanti altri comuni del subappennino Dauno) tanto verso le grandi metropoli delle Americhe e Australia quanto verso l’Italia Settentrionale, i comuni del Tavoliere e Napoli. L’abitato è costituito prevalentemente da caratteristiche case in sassi, pietra bianca o in muratura. Il principale monumento è la Torre del Priore, vi sono poi la chiesa di San Rocco (XVI secolo), la chiesa madre, la chiesa di San Giuseppe (XVII secolo), il Museum Antiquarium, l’arco dei Mille, le caratteristiche stradine e i vicoli del centro storico. Nel territorio comunale è possibile compiere escursioni lungo i sentieri del bosco. Il Touring Club Italiano ha riconosciuto ad Alberona nel 2002 la Bandiera arancione e dal 2005 fa parte dei “I borghi più belli d’Italia“[1].
I primi a predicare il messaggio della Buona Novella in questo paese furono i valdesi nel lontano 1879. In quel tempo si costituì un piccolo gruppo evangelico che veniva visitato regolarmente dal pastore Giovanni Bartolomeo Bosio[2] residente a San Bartolomeo in Galdo (BN).
“Consacrato pastore nel 1879, dal novembre 1879 al maggio 1882 fu pastore a San Bartolomeo in Galdo da dove visitava Fragneto l’Abate, Alberona e San Severo”[3].
Non siamo a conoscenza di come si costituì il gruppo valdese di Alberona, probabilmente avvenne come in altre località, per il rientro di emigranti convertiti in America, ma non dovette avere vita lunga e neanche tanto facile, poiché non verrà più menzionato nelle visite pastorali dai successori di Bosio a San Bartolomeo in Galdo. Riteniamo comunque che non tutto andò perduto e che con molta probabilità alcuni di questi fedeli si associarono con i confratelli della vicina Lucera.
“Negli ultimi decenni i pastori hanno visitato regolarmente … il centro di Lucera, dove però non sono state mantenute tutte le promesse di affermazione di una nostra opera, promesse che sembravano ad un certo punto presentarsi come di pronta realizzazione”[4].
L’autore fa riferimento al periodo 1928-1948, dove gli evangelici del luogo, sia di fede valdese che pentecostale, dopo un periodo di visite e cure pastorali sia da parte di pastori valdesi che pentecostali, nel Secondo dopoguerra, terminati gli anni turbolenti della persecuzione fascista, sceglieranno di aderire alla chiesa evangelica pentecostale.
“Col cuore traboccante di gioia invito tutti i fratelli nell’amore del Signore a rallegrarsi con me che dopo venti anni di continue persecuzioni, a Dio tutta la Gloria che ha messo fine a questo stato di cose. Però ancora eravamo impigliati in molte dottrine e denominazioni, ma lodato sia il Signore che ci ha liberati pure da questo ed ha incominciato l’Opera Sua santa di salvazione battezzando con lo Spirito Santo. Il giorno 15 ottobre quattordici anime sono scese nella vasca battesimale facendo patto col Signore, delle quali dieci di Lucera (Foggia), tre di Pietramontecorvino (Foggia) e una di Trani (Bari). Ha presieduto il servizio il fratello in fede Giancaspero Francesco di Triggiano (Bari). I messaggi sono stati dati dai fratelli Saginario Giovanni d’America (Brooklyn Ney York) Giancaspero Francesco e Di Gennaro Attilio di Troia (Foggia). Il Signore ci ha benedetti con la Sua presenza tanto nel servizio dei battesimi quanto in quello della Santa Cena. A Dio tutta la Gloria! Fraterni saluti da me e da tutta la chiesa di Lucera. Truglio Salvatore”[5].
Anche se i due testi riportati non lo lasciano intendere, riteniamo doveroso sottolineare che le relazioni fraterne fra i pastori valdesi ed i fedeli della neonata chiesa evangelica pentecostale di Lucera rimasero buoni e di sincero amore fraterno. Al funerale del pastore Truglio, autore dell’articolo di Risveglio Pentecostale che abbiamo riportato, parteciparono anche i pastori valdesi delle chiese di Foggia ed Orsara di Puglia. Le origini della chiesa evangelica pentecostale di Lucera e le relazioni che si ebbero al principio della sua formazione con i fedeli valdesi sono state ben descritte da Maria Torraco in “La presenza evangelica pentecostale a Lucera”, la quale scrivendo degli anni bui della persecuzione fascista riporta la seguente notizia: “Per sfuggire alla persecuzione i culti di Santa Cena ed i battesimi in acqua si tenevano in casa della sorella Filomena Guerra ad Alberona, in campagna”. Da questo breve cenno deduciamo che prima dell’apertura di un locale di culto nel centro città, i fedeli si riunivano nelle campagne di Alberona presso la casa della sorella menzionata e che pertanto il primo nucleo della chiesa di Lucera era composto da credenti appartenenti ad entrambi i comuni. Nel libro “Le radici del Movimento Pentecostale[6]” Alberona risulta località evangelizzata nel 1930. Difficile immaginare che nel tempo non vi siano stati tentativi di evangelizzazione anche del centro abitato ma poiché il nome di Alberona non compare negli articoli di Risveglio Pentecostale né nei ricordi dei fratelli anziani che sono stati intervistati, vi è da supporre che i tentativi di evangelizzazione non portarono a nulla e che i pochi fedeli residenti nelle campagne di Alberona si integrarono pienamente nella chiesa del comune limitrofo, ovvero la chiesa di Lucera.
Dario De Pasquale, 8/10/2022.
[1] https://it.wikipedia.org/wiki/Alberona Visitato il 7/10/2022.
[2] Giovanni Bartolomeo Bosio (1847-1924). Ministro di culto evangelico presso la Chiesa Valdese esercitò il ministerio dal 1879 al 1914.
[3] https://www.studivaldesi.org/dizionario/evan_det.php?evan_id=188 Visitato l’8/10/2022
[4] L’autore fa riferimento al periodo 1928-1948. AA.VV. “Cento anni di storia valdese”, Edizioni Claudiana, TO 1952, pag. 188.
[5] Risveglio Pentecostale n°12, anno 1950, pag. 16.
[6] David A. Womack – F. Toppi, “Le radici del movimento pentecostale”, Adi-Media, Roma 1989, Appendice pag. II.