Troia (6693 ab.) è un comune situato sulle pendici del Subappennino Dauno, a ridosso del Tavoliere delle Puglie. Fino agli inizi del Novecento era citata come Troja o Troia di Puglia. Di antichissima fondazione, prima di essere colonizzata dai Romani era conosciuta come Aika, poi latinizzato in Aecae. Distrutta a seguito delle invasioni barbariche, nel 1019 rinacque col nome attuale per volere di Basilio Boioannes, catapano bizantino d’Italia.Trasformata in roccaforte fu soggetta a numerosi assedi. Nel 1093, Urbano II, il Papa delle crociate vi tenne il primo concilio di Troja, cui seguirono altri tre nel 1115 (papa Pasquale II), nel 1120 (papa Callisto II) e nel 1127 (papa Onorio II). Nel 1462 vi si combatté la battaglia di Troia, nella quale gli Angioini furono sconfitti dagli Aragonesi. In epoca moderna appartenne a diversi feudatari, gli ultimi furono i d’Avalois che la possedettero fino all’eversione della feudalità. La cittadina custodisce numerosi tesori artistici tra i quali si distingue la concattedrale (fondata nel 1093), in stile romanico, con il suo rosone ad undici raggi che era presente nel verso, nell’angolo superiore destro, delle vecchie banconote da 5.000 lire, emesse dal 1979 al 1983 (4ª serie con l’effigie di Antonello da Messina). Altri importanti monumenti sono la Chiesa di San Vincenzo Martire (X secolo), la Basilica di San Basilio Magno (XI secolo), la Chiesa di San Francesco, la Chiesa di San Giovanni di Dio (XVI secolo), la Chiesa di Sant’Andrea in Sant’Anna (1616), l’ex monastero delle Benedettine (XVII secolo), il Palazzo D’Avalos (XVI secolo), il Palazzo Varo o Palazzo Curato (XIX secolo), il Palazzo Siliceo (XV secolo), Palazzo Vescovile (XVII secolo), Palazzo Gesuiti o Palazzo Tricarico (XVI secolo), Palazzo San Domenico. A Troia è possibile visitare il Museo municipale, il Museo diocesano ed il Museo del Tesoro della Cattedrale. La cittadina si fregia della bandiera arancione, riconoscimento turistico-ambientale conferito dal Touring Club Italiano[1].

La testimonianza evangelica pentecostale giunse in questo paese verso la seconda metà degli anni Venti del secolo scorso per mezzo di un emigrante rientrato dagli Stati Uniti dove si era convertito. Gli inizi furono molto difficili ma quando le circostanze permisero libertà di predicazione, si costituì in breve tempo una fiorente chiesa che diventò un importante punto di riferimento e di diffusione del messaggio pentecostale in tutta la provincia di Foggia.

…Nella provincia di Foggia la testimonianza giunse primieramente a mezzo lettere; la famiglia Jannelli dagli Stati Uniti evangelizzò i propri congiunti di Troia. Nel 1926, di ritorno dagli Stati Uniti il fratello G. Lizzi confermò verbalmente la testimonianza che per molti anni, però, non ebbe nessun progresso; la persecuzione riuscì in quel luogo a soffocare lo sviluppo della predicazione. Al termine della persecuzione, però, sia il fratello G. Lizzi che G. Jannelli presero animo, il primo per continuare la propria attività evangelistica e il secondo per accettare interamente la testimonianza e così nel 1946 fu fondata la chiesa di Troia che si avvalse notevolmente per la propria edificazione del ministerio del fratello S. Anastasio, pastore della Comunità di Napoli…[1]

Giunto a Troia, Giovanni Lizzi[2] iniziò la sua missione parlando ad amici e parenti dell’Evangelo ma quando i preti vennero a saperlo iniziarono ad ostacolarlo fortemente. Dopo un primo ammonimento a non leggere e a non parlare più della Bibbia, a cui egli non dette molta importanza, le pressioni si fecero sempre più forti fino a sfociare in aperta persecuzione. Essendo solo e giovane d’età, alla fine Lizzi si arrese, consegnò la sua Bibbia ai preti smettendo di predicare e si dedicò al lavoro e alla famiglia che da poco aveva messo su[3]. In quegli anni la Chiesa Cattolica forte di un compromesso politico con il fascismo (firma dei Patti Lateranensi[4]), intensificò la sua attività nell’ostacolare la predicazione evangelica, in modo particolare quella evangelica pentecostale[5]. Con il passare del tempo Lizzi riprese a frequentare la chiesa cattolica riacquistando la fiducia dei preti ma in fondo al cuore non dimenticò la missione per cui era ritornato dagli Stati Uniti. Senza che se ne accorgesse, si presentarono circostanze favorevoli che gli permisero di riprendere a parlare nuovamente della Parola di Dio. Dopo la Messa, divenne abitudine fermarsi a discutere con un gruppo di uomini molto religiosi con il quale si era instaurato un bel rapporto di amicizia, di argomenti inerenti la fede. Dato che queste discussioni si prolungavano nel tempo, il parroco su richiesta di Lizzi, gli concesse di potersi riunire in una stanza della sacrestia. Queste persone che fino ad allora avevano sentito parlare solo di regole e tradizioni da rispettare, rimasero molto sorpresi quando vennero a conoscenza di quello che era scritto nella Bibbia, ad esempio riguardo all’adorazione delle immagini, alla confessione auricolare, al battesimo fatto ai bambini e soprattutto furono profondamente toccati dalla storia del sacrificio di Gesù che ha donato la Sua vita per salvare l’uomo dal peccato. Questo fece sorgere in loro il desiderio di saperne di più e così le riunioni nella sacrestia continuarono per molto tempo. Ormai Lizzi non era più solo, perché questo gruppo di tredici persone adulte, che divennero i pilastri della chiesa evangelica di Troia, più acquisivano conoscenza della Bibbia, più si allontanavano dall’insegnamento della Chiesa cattolica. Quando incominciarono a confrontarsi con i preti, a fare domande e a contendere alle loro riposte, citando i passi della Sacra Scrittura, questi ultimi cercarono in tutti i modi di dissuaderli dal continuare ad ascoltare gli insegnamenti del Lizzi ma poiché essi stessi si erano ormai convinti di come stavano realmente le cose, risposero che quanto avevano udito non era la parola di un uomo ma di ciò che è scritto nella Bibbia e perciò Dio stesso parlava loro facendoli comprendere quelle verità che fino ad allora gli erano state tenute nascoste. Conseguenza di tale risposta fu il divieto di continuare a radunarsi nella sacrestia ma tale inconveniente fu risolto continuando le riunioni in casa di uno dei tredici, precisamente in quella di Antonio Barile. Due anni dopo, nel mese di agosto del 1947, tutti scelsero di farsi battezzare nel fiume Montevergine, un torrente che scorre nei presi del paese. Con la conversione di altre persone il gruppo aumentò di numero e quasi tutto il paese fu evangelizzato. I contrasti da parte del clero continuarono ma questa volta non riuscirono ad intimidire nessuno[6]. L’abitazione del Barile dove si tenevano le riunioni di culto iniziò ad essere insufficiente per contenere tutti i fedeli e si presentò la necessità di un locale più ampio. Non si trattava di una cosa semplice perché nessuno in paese era disposto ad affittare una sala agli evangelici e comperare un locale era praticamente irrealizzabile data la ristrettezza economica dei fedeli. Quando la notizia di questa necessità giunse alla famiglia che aveva ospitato Lizzi in America, essi decisero di donare alla chiesa la casa che possedevano in paese e fu così che dopo alcune modifiche, quel luogo fu dedicato al Signore.

“C’era tanto zelo che dopo il culto ci si radunava anche nelle case per continuare a pregare. Una sera un gruppo di ragazzi e giovani delle comunità si riunirono a casa nostra per pregare e il Signore si manifestò con la sua potenza battezzandone dodici nello Spirito Santo. Quella era la prima volta che mio padre vedeva dei battesimi di Spirito Santo e non avendo esperienza mandò subito a chiamare il fratello Lizzi che quando venne a casa nostra lo rassicurò dicendo di non preoccuparsi perché quello che si stava verificando era scritto nella Bibbia”[7]

Questo episodio fu menzionato anche sulla rivista Risveglio Pentecostale di quel tempo.

“Una gloriosa esperienza sta gustando in questi giorni la nostra chiesa. Il 23 gennaio è stato tenuto il primo culto nel nuovo locale e molte anime nuove vi hanno assistito; alla fine tutti i presenti si sparsero nelle varie case dei fedeli per continuare a pregare e parlare delle cose pertinenti alla salvezza. Insieme con alcuni adulti, capitarono nella casa del fratello Antonio Barile una decina di bambini. Il fratello Barile prima di chiudere la conversazione, temendo che questi bambini avrebbero disturbato con il loro chiasso la preghiera finale, voleva scacciarli, ma essi insistettero tanto che il fratello fu costretto ad acconsentire a che restassero anch’essi. Mentre si svolgeva la preghiera si intese una voce argentina parlare in linguaggi strani, poi un’altra, poi un’altra ancora e così cinque di quei bambini furono battezzati con lo Spirito Santo…”[8]

Si stabilirono le giornate per le riunioni di culto e di preghiera, si organizzò la scuola domenicale e la chiesa continuò a crescere e prosperare.

“Giorno dopo giorno il Signore confermava e fortificava la chiesa con la Sua presenza tangibile. Era tanto il desiderio di pregare che si organizzavano anche riunioni di preghiera la mattina dove partecipavano le sorelle e chiunque era libero … Nelle serate non di culto i fedeli mettevano a disposizione la loro casa per evangelizzare. Preparavano la riunione chiamando i vicini di casa, i parenti e chiunque voleva ascoltare il messaggio dell’Evangelo. Si cantava, si pregava e molti partecipavano tanto che si dovevano spalancare le porte perché molte persone rimanevano fuori in quanto non c’era posto in casa. In questo modo si evangelizzava in lungo e in largo in tutto il paese. Dopo furono raggiunti dalla potenza di Dio tanti altri credenti e ci fu un grande risveglio nel nostro paese con battesimi in acqua e nello Spirito Santo”[9].

Nonostante i tanti contrasti e le opposizioni da parte della chiesa ufficiale, da Troia il messaggio evangelico pentecostale si diffuse in altre località, fra cui Lucera, Pietramontecorvino, San Paolo di Civitate, San Marco La Catola e nel capoluogo di provincia: Foggia.

“Dopo un anno preciso il Signore ci ha concesso di vivere un altro giorno pieno di gioia nella chiesa. Da molto tempo il nemico si era scagliato contro di noi per impedire l’Opera del Signore. Ma malgrado le sue astuzie, il 7 maggio abbiamo potuto svolgere un servizio di battesimi … Il luogo dove ci siamo raccolti era ombreggiato da giganteschi ulivi. Questo ci rammentò la preghiera di Gesù nell’orto degli ulivi e la commozione fu talmente intensa che cademmo tutti sulle ginocchia e la potenza di Dio scese su noi ed anche sulle anime nuove e prima che si aprisse il servizio il Signore battezzò 4 giovani e giovanette con lo Spirto Santo. Nel servizio 22 fedeli hanno ubbidito al battesimo dell’acqua: 12 di Anzano di Puglia, 3 di Pietramontecorvino, 1 di Faeto, 2 di Bovino, 5 di Troia. Finito il servizio di battesimi c’è stata una sosta di tre ore dopo la quale e stato celebrato il culto di Santa Cena. Tutto si è svolto con ordine e i fedeli tornando ai loro paesi su appositi autocarri, hanno attraversato le strade cantando inni di lode al Signore”[10].

Con il trascorrere degli anni, l’emigrazione per esigenze di lavoro e la dipartita degli anziani, hanno ridotto notevolmente il numero dei fedeli della chiesa, ma anche se pochi, rimangono ancora un esempio di testimonianza evangelica per tutta la cittadina. Diversi credenti che sono nati e cresciuti nella chiesa di Troia successivamente si sono consacrati al ministerio e servono o hanno servito il Signore, come pastori o missionari, sia in Italia che all’estero. La chiesa di Troia attualmente è curata spiritualmente dalla chiesa cristiana evangelica ADI di Foggia via Tito Serra[11].


[1] Roberto Bracco, “Il Movimento Pentecostale in Italia”, Roma 1956. Secondo quanto riportato da Elia Barile nel libro “Memorie e testimonianze. Storie di realtà spirituali cristiane 1925-1970”, stampato in proprio, dal quale abbiamo preso la maggior parte delle informazioni per la realizzazione di questo articolo, il rientro in Italia di Lizzi risale al 1925. Avendo la famiglia Barile vissuto in prima persona gran parte di questi eventi, riteniamo che i dati e la versione dei fatti descritti nel libro siano più precisi rispetto a quelli di Bracco.

[2] Giovanni Lizzi (1898-1984). Per ulteriori informazioni rimandiamo alla pagina I PIONIERI.

[3] Pare che proprio per potersi sposare Lizzi “abiurò” la fede. Qualsiasi cosa oggi possiamo pensare del suo gesto, bisogna tenere presente che le circostanze in cui si venne a trovare non erano quelle di libertà in cui viviamo attualmente. Giovane e solo, senza la vicinanza di altri fedeli che avrebbero potuto incoraggiarlo a resistere, era impossibilitato a potersi sposare con un rito evangelico. Limitarsi ad un matrimonio civile senza una funzione religiosa, nel contesto socioculturale della Troia degli anni Venti del secolo scorso difficilmente sarebbe stato accettato dalla sposa e dalla famiglia (che non erano ancora convertiti) e anche dal resto della società circostante. Purtroppo, quando venti anni più tardi, in un contesto diverso, Lizzi riprese a predicare l’Evangelo, alcuni credenti da lui stesso portati al Signore, si dimostrarono poco comprensivi rimproverandogli aspramente la sua presunta “poca fedeltà”.

[4] I Patti Lateranensi sono degli accordi sottoscritti tra il Regno d’Italia e la Santa Sede l’11 febbraio 1929 contenenti un trattato, una convenzione e un concordato. Sottoposti, nella parte del concordato, a revisione nel 1984, essi regolano ancora oggi i rapporti fra Italia e Santa Sede.

[5] G. Rochat, “Regime fascista e chiese evangeliche”, Ed. Claudiana, TO 1990. I pentecostali erano particolarmente presi di mira perché riuscivano a diffondersi in luoghi che tradizionalmente erano considerate le roccaforti del cattolicesimo italiano, ovvero le realtà rurali dell’Italia meridionale.

[6] Nel frattempo, a causa della caduta del fascismo e l’arrivo delle forze alleate, per un periodo vennero meno le tante restrizioni riguardanti la libertà di predicazione imposte alle chiese evangeliche.

[7] Elia Barile, Memorie e testimonianze… op. cit. pag. 15.

[8] Articolo di Giovanni Lizzi, “Risveglio Pentecostale n°2”, anno 1949, pag. 14-15.

[9] Elia Barile, Memorie e testimonianze… op. cit. pag. 15.

[10] Articolo di Giovanni Lizzi, “Risveglio Pentecostale n°7, anno 1950, pag. 2.

[11] In ordine di tempo i pastori della chiesa di Troia sono stati: Giovanni Lizzi, Martino Giovino, Antonio Barile, Giuseppe Iannelli, Nicola Nuzzo, Giuseppe Giuliani, Antonio Malamisura, Guerino Perugini, Pasquale Puopolo, Franco Arnese, Luca Occhiochiuso, Mario Salvatore, Pino Fornarelli.

Dario De Pasquale