Ad Anzano di Puglia (FG), fino agli anni venti appartenente alla provincia di Avellino, verso la fine degli anni quaranta si formò una chiesa evangelica di fede pentecostale. Esattamente come in molte altre località dell’Italia meridionale, l’Opera dell’Evangelo in questo paese nasce per la testimonianza di un emigrante ritornato dagli U.S.A.; si hanno numerose conversioni, si forma una fiorente comunità, che però da subito dovrà affrontare l’ostracismo del clero, delle autorità, della diffidenza popolare e in seguito la piaga endemica dell’emigrazione che svuoterà se non del tutto, ma sicuramente in maniera incisiva, la chiesa di molti membri soprattutto giovani. Nonostante ciò, la testimonianza dell’Evangelo ad Anzano è ancora presente ed oggi gli evangelici sono accettati e ben visti da tutti. La storia e le vicende di questa comunità si legano profondamente alle vicende personali del suo pastore, Euplio Auciello, ora con il Signore. Auciello Euplio nacque ad Anzano di Puglia l’1 giugno 1916. Fu sin da piccolo attratto dalle storie della Bibbia, libro che lesse e rilesse più volte durante il lungo servizio militare (1937-1944) svoltosi in Albania come addetto alle comunicazioni telefoniche. Tornato a casa nel giugno del 1944, convolò a nozze con Apollonia il 3 luglio dello stesso anno. La conversione all’Evangelo si realizzò qualche anno più tardi e da subito sentì la chiamata al ministerio. Fu così che iniziò un periodo di grande risveglio per Anzano, nel quale la mano di Dio era all’opera con guarigioni, liberazioni, battesimi di Spirito Santo. Ma al risveglio si opposero fortemente le autorità religiose e civili che lo vedevano come un nemico dell’ordine precostituito. Fu in quel periodo che accusato ingiustamente di essere l’artefice di disordini che secondo gli addetti turbavano gravemente la quiete pubblica, Euplio fu costretto a subire innumerevoli persecuzioni e finanche il carcere (1952-1953). Rimasto sempre fedele al mandato ricevuto, portò la testimonianza dell’Evangelo in molti paesi della provincia curando la chiesa di Anzano fino al giorno della sua dipartita avvenuta il 19/07/2004. La comunità di Anzano attualmente è curata dal fratello Marcello Sciotti.

Testimonianza di Agnese Auciello.

Riportiamo i ricordi della figlia di Euplio, Agnese Auciello.

«La testimonianza fu portata per la prima volta ad Anzano da un cugino residente in America (U.S.A.) di nome Saverio. Era di fede pentecostale e fu lui che visitando i parenti testimoniò della Verità. Non era un pastore, anche se era molto istruito intorno alle cose della Bibbia. Rimase per un bel po’ ad Anzano ed evangelizzò, poi fece ritorno in America ma inviò dei soldi con il quale fu costruita la chiesa di Anzano. Quando si formò la chiesa, il primo a presiedere i culti fu Michele Auciello, spesso aiutato da papà. Michele dopo un po’ si allontanò dalla chiesa, così come molti che dopo avere fatto professione di fede si allontanarono dall’Evangelo, pertanto papà divenne il pastore ufficiale. La chiesa di Anzano aderì sin dal principio alle A.D.I. che si erano da poco formate. Prima della conversione, papà era un tipo molto sveglio, uno che sapeva il fatto suo. Non vorrei usare l’espressione delinquentello, ma era un po’ così … comunque, quel suo modo di fare, dopo che si convertì, l’usò per l’evangelizzazione. Già prima della conversione aveva interesse per le cose spirituali. Un giorno a casa di nonna trovò una Bibbia e insieme con lei iniziò a leggerla. Non so chi aveva regalato alla nonna quella Bibbia, presumo fosse un regalo dei parenti emigrati in America. Papà si faceva sempre tante domande, a lui piaceva scoprire e sapere nuove cose… La chiamata al ministerio la ebbe subito. Fra quelli che spiegavano la Parola ad Anzano, era il più istruito perché aveva frequentato la quarta elementare. Ciò che lo spinse alla conversione fu la “dittatura” dei preti che lo indussero a scoprire altre vie. Un giorno chiese delle spiegazioni intorno alla Sacra Scrittura al prete (Don Rocco) e questi si arrabbiò perché a suo dire, lui non si doveva permettere di leggere la Bibbia. Era solo un contadino, cosa poteva capirne lui. Questo richiamo lo spinse ancora di più a cercar la Verità. Don Rocco era il parroco di Anzano di Puglia. Per molti anni fu un acerrimo nemico di papà, ma con il trascorrere del tempo i due diventarono amici. Diversi anni fa Don Rocco scrisse un libro sulla storia di Anzano e ne regalò una copia a papà. Su quel libro aveva scritto una dedica: “Al mio fratello in Cristo”… Influenzato dalla testimonianza pentecostale, Don Rocco in seguito ha aderito al movimento carismatico. All’inizio della conversione tutto è stato molto difficile. Nessuno voleva avere relazioni di nessun tipo con noi, neanche commerciali. Era difficile vendere i prodotti della terra o acquistare qualcosa in negozio. Se non fosse stato per gli aiuti delle zie americane, sarebbe stato difficilissimo vivere. Papà aveva due sorelle maggiori, lui era il più piccolo. Erano emigrate in U.S.A. dove si convertirono e furono loro che ci sostennero economicamente durante i primi difficili anni della fede. Papà è stato anche in carcere. In prigione si ritrovò in compagnia del fratello in Cristo, Puopolo Felice; questo fratello aveva un dono straordinario nella preghiera. Papà era molto avvilito. Era pieno inverno, economicamente stavano malissimo e lui aveva una famiglia numerosa. Nei primi giorni si disperava e piangeva. “Come devo fare per far campare la mia famiglia adesso!” Con questo fratello si misero a pregare e una mattina ebbe una visione. Vide delle scritte vicino al muro, come se fossero state proiettate da un proiettore. Quelle scritte dicevano di non preoccuparsi, lo assicuravano e gli dicevano che avrebbe avuto ancora altri figli e Lui (Dio) si sarebbe preso cura di loro. Inoltre dalla prigione sarebbe uscito molto presto. Per tutta la mattinata ebbe questa visione con dei versi biblici d’incoraggiamento. Sul finire della mattinata fu rilasciato. Quando era in carcere, ricevette molte umiliazioni. Le donne addette alla cucina gli dicevano che dovevano avvelenarlo; pensavano che lui fosse uno stregone. Anche la sera gli davano fastidio dicendogli cose cattive sotto la finestra della sua cella. Più di una volta fu arrestato. Ricordo una volta che uno dell’Arma entrò in chiesa mentre papà stava celebrando il culto. Vedendolo papà gli ordinò subito di togliersi il cappello. Il carabiniere stupito disse: ”Io sono venuto per arrestarti”. Papà rispose: ”Va bene, ma fammi finire il culto e adesso togliti il cappello.” Il carabiniere si arrabbiò per quel tono di voce autoritario, ma nonostante ciò gli permise di finire il culto; l’aspettò e si tolse pure il cappello. Dopo l’arresto fu condannato a diversi mesi di carcere, dietro quest’arresto vi era la mano lunga di Don Rocco, ma un avvocato di Roma gli fece sapere che era da poco uscita una legge sulla libertà di culto in Italia e grazie a quella legge non fu incarcerato. Erano i primi anni cinquanta. Spesso venne anche minacciato di morte. Una volta andò ad evangelizzare a Sant’Agata e delle persone lo minacciarono: ” Se tu ritorni ancora noi ti aspetteremo qui e ti uccideremo.” Vi era un punto della strada che era obbligatorio ed era proprio lì che quegli uomini avevano detto che si sarebbero fatti trovare. Lui si muoveva con un motorino e quando ritornò e passò in quel punto “pericoloso” si fermò e si mise a pregare: ”Signore aiutami tu, fai che non mi accada niente di male”. Dopo questa preghiera gli si avvicinò un agnello. Tentò di mandarlo via, ma l’agnello non ne voleva sapere. Lo scacciò con le maniere forti, ma nel farlo vide nell’agnello il volto di Gesù. Quell’agnello l’accompagnò per un bel pezzo di strada. Dopo quell’episodio, tutte le volte che si trovò a passare per quel posto, papà prese l’abitudine di fermarsi e mettersi a pregare. Anche a Scampitella dove a seguito della sua testimonianza si era formata una chiesa, fu minacciato di morte. Suo malgrado fu coinvolto in un problema di politica. Erano gli anni settanta e alcuni avevano fatto credere ai fratelli che i comunisti erano contro i cristiani. Durante il culto papà disse di lasciar perdere la politica, di non farla entrare in chiesa, ma raccontò anche quello che accadeva ai credenti in Russia. Quei fratelli che erano comunisti decisero di votare per la D.C. che così vinse le elezioni comunali proprio grazie al loro voto. (Vinse per una decina di voti, esattamente il numero dei credenti di Scampitella). Dopo le elezioni, mentre si recava al culto, papà trovò uno di quelli che avevano perso le elezioni (forse il vecchio sindaco) che teneva in mano una accetta e fermatolo gli disse: “La vedi questa, uno di questi giorni te la devo fare provare perché è colpa tua se ho perso le elezioni.” Papà ebbe paura, ma non per lui, ma per me, che ero poco più che una bambina e andavo sempre con lui al culto a Scampitella. Pregò molto per la mia incolumità e per fortuna non ci successe niente. Quest’uomo rimase sempre in lite con mio padre, non gli rivolse più la parola, ma non gli fece mai niente di male. Sul finire degli anni settanta papà acquistò un maggiolino che aveva il difetto che ogni volta che pioveva si bagnava la calotta e non camminava. Capitò che dopo essersi intrattenuto fino a tardi a Panni, da una famiglia da lui evangelizzata, nel ritorno a casa si ritrovò con una fitta nebbia e pioggia a dirotto. Per strada iniziò a pregare: ”Signore accompagnami tu, portami a casa.” Dopo Savignano gli si presentò una colomba grande come un’aquila che lo accompagnò fino a casa. Sceso dalla macchina, la colomba sparì, inoltre quella sera l’automobile non fece i “capricci”. Oltre ad Anzano, papà ha fondato le chiese di Bovino, Panni, Ascoli Satriano e Scampitella. Ha evangelizzato a Carapelle, ad Orsara, a Sant’Agata, Deliceto, Monteleone. Si formarono per un periodo brevi gruppi che poi l’emigrazione ha portato via. Oggi esistono ancora i piccoli gruppi di Anzano, Scampitella, e Ascoli Satriano. A Panni erano circa una trentina negli anni 1970‐’75 ma poi sono tutti emigrati in Canada. Nei primi anni ottanta vi ritornammo per un’evangelizzazione, ma prendemmo soltanto tanti insulti e derisioni.

Dopo molte incomprensioni alla fine papà è stato apprezzato per la sua opera. Sia il prete sia il sindaco presenti quando lui era ormai anziano, lo hanno molto onorato. Dopo la morte pure il vescovo oltre al prete hanno parlato di lui sull’altare. Papà non si è mai voluto allontanare da Anzano. Sentiva che il Signore gli chiedeva di non allontanarsi. Più volte aveva pensato di emigrare ma poi lasciò perdere. Tante volte ha avuto per questo discussioni con la seconda moglie. Entrambi erano anziani, lei soffriva di artrosi e voleva stare vicino ai figli in modo da essere assistita, ma papà di allontanarsi da Anzano non ne voleva sapere. Anch’io lo sgridavo per la sua testardaggine, ma lui mi rispondeva: “Il Signore mi vuole qua! Se mi allontano lui, mi castiga.” Ogni domenica mi telefonava se non andavo in chiesa e mi raccontava tutto quello che era successo. Prima mi rimproverava e poi mi rifaceva il culto per telefono. La testimonianza di papà, la sua fede e la sua forte personalità, ha profondamente influenzato tutti i suoi discendenti, figli e nipoti, credenti e non, diventando per tutti un esempio da seguire. »

Questa testimonianza è stata raccolta ad Anzano di Puglia il 18/08/2007 in casa di Agnese Auciello.

L’Informatore Evangelico Anno IV n. 3