La mia conversione risale all’anno 1955 quand’ero ancora studente dell’ultimo anno di ragioneria. Ero afflitto in quei tempi da un serio problema di depressione che mi portavo già da alcuni anni, forse dovuta ai traumi subiti nel corso della Seconda Guerra Mondiale, ed ero anche balbuziente. Non riuscivo più a studiare e a prepararmi per gli esami di stato. I miei genitori erano preoccupati. Proprio in quell’anno vennero alcuni missionari dagli Stati Uniti. In quei tempi la piccola comunità di Foggia si radunava in case private e mia madre per un certo tempo cominciava a frequentare i culti, insieme a mio zio Dell’Era. In quell’occasione mio zio venne guarito da una seria malattia alla colonna vertebrale. Venni subito a conoscenza di questo miracolo e fu proprio in quell’occasione che per la prima volta iniziai a frequentare le riunioni. Fui subito attratto dalla semplicità di quei pochi credenti. Fu in quella circostanza che feci sapere ai miei genitori che avrei lasciato la scuola (era il mese di marzo) e affrontato l’esame di diploma come privatista. Non fu facile convincerli, ma ormai ero già determinato. In quei giorni accettai il Signore come mio unico Salvatore, e Lui si rivelò al mio cuore attraverso sogni e visioni (una volta mentre ero in preghiera vidi il Sangue di Cristo sparso per terra; fu quella la prova che quel Sangue mi aveva lavato dei miei peccati). Cercai di prepararmi da privatista per gli esami di diploma che feci a giugno dello stesso anno, e con l’aiuto del Signore, li superai brillantemente. Il mio continuo desiderio da quel momento in poi fu di servirLo.

Già dall’età di dodici anni scrivevo poesie che pubblicavo su riviste nazionali, (il Kursaal di Firenze) ma da allora in poi cioè dopo la mia conversione, lasciai tutto per dedicarmi interamente a Lui. Ricordo bene che strappai tutti i fogli contenenti appunti di poesie e racconti, per farla definitivamente finita con il mio passato. Mia madre lasciò definitivamente la chiesa. Fu chiara che la chiamata del Signore era per me e per me soltanto. Le riunioni di chiesa si tenevano in case private, furono trasferite dopo qualche anno a vico S. Martino, e fu nominato il fratello Giovanni Ferri come pastore.

La mia vita militare la trascorsi prima a Roma, come sottoufficiale e poi al reggimento di Udine con i gradi di sergente. Fu a Udine che conobbi il pastore di fede battista Filippo Wiles. Era in quell’unica chiesa esistente in quella città e la frequentai con molta assiduità. Inoltre parlai al pastore Wiles della necessità del battesimo con il dono dello Spirito Santo. Da quel momento cominciammo a pregare per ricevere quel meraviglioso Dono e il Signore rispose potentemente. Il fratello fece subito domanda alle A.D.I. per essere riconosciuto come ministro a pieno tempo nelle chiese delle A.D.I. ed ebbe dal Consiglio Generale la risposta positiva. Nel frattempo lasciai il servizio militare e ritornai a Foggia, dove cominciai a predicare nelle varie comunità della Provincia. I miei genitori mi ostacolavano perché quelli erano tempi di persecuzione nei confronti degli evangelici, e temevano che non dovessi mai trovare impiego. Al contrario fu proprio in quel tempo che il Signore mi provvide addirittura tre posti di lavoro ed io dovetti sceglierne uno.

Ho predicato non soltanto nelle varie chiese della provincia di Foggia, ma anche nelle piazze di quasi tutti i paesi della provincia (oltre che all’estero e precisamente tre volte in Germania, e una volta in Albania e in Svizzera). Fui chiamato a sostituire durante l’assenza del fratello Ferri la comunità di Vico S. Martino in collaborazione e in sostituzione con il vice pastore Giuseppe Rosania, più anziano di me. Lo zelo di quegli anni e soprattutto la presenza di Dio nella mia vita fu per me l’unico traguardo. Ho sofferto molte contraddizioni e molti problemi ma grazie a Dio, ho sempre avvertito la Sua approvazione.

Nel mio servizio cristiano devo ringraziare il Signore per avermi dato una moglie fedele che mi ha incoraggiato e mi ha aiutato, lasciandomi libero di esercitare il mio ministero, e inoltre collaborando attivamente nella Scuola Domenicale. Devo confessare di aver commesso molti errori, durante la mia vita ma ho sempre travato il Signore benigno e misericordioso verso di me e sono arrivato all’età di quasi ottantatré anni e se continuo a restarGli fedele, lo devo soprattutto alla Sua misericordia e benignità che mi sostiene e mi ha sostenuto fino a questo momento. Il mio grande desiderio è quello di andare con il Signore, perché so di certo di avere un Patria meravigliosa  e piena di gloria, ma se Lui mi tiene ancora in vita, lo è soprattutto perché posso ancora essere utile non soltanto alla mia famiglio, per l’esempio e l’amore che manifesto nei loro confronti, ma anche per i miei fratelli.

Michele Rutigliano