“Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna”.

Desidero raccontare ciò che Gesù ha fatto nella mia vita. Sono nato in un’umile e semplice famiglia il 3 Maggio 1913 a Montecalvo Irpino (AV). Ero tornato da poco dalla guerra in Russia col cuore pieno di tristezza per ciò che avevo visto e vissuto in quei luoghi, di morte e di sofferenze, per le brutture della guerra.

Nel mio paese, non c’era altro che miseria e fame, non era facile trovare lavoro; decisi di emigrare a Foggia in cerca di fortuna, era il 18 agosto 1944.

Camminando per le vie di Foggia, il primo maggio 1946 ricordo perfino l’ora, erano le 18:30, si avvicinò un uomo che avevo conosciuto per caso e mi fece un invito: “Vuoi venire con me? ci raduniamo con alcuni fratelli e sorelle per glorificare il nome dell’Iddio altissimo” Accettai l’invito senza esitare. Quella sera, per la prima volta, partecipai a una riunione evangelica e fu la serata più bella della mia vita, perché sentii la benedizione di Dio su di me.

Il pastore lesse in Giovanni 3:16, Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna”. 

La Parola di Dio colpì il mio cuore e compresi che “L’amore di Dio, infinitamente grande e misericordioso, donò il Suo Figliolo Gesù per salvare i peccatori dalla morte fisica e spirituale”.

Gesù aveva pagato con la Sua vita per salvare anche me peccatore.. mi sentii sporco e colpevole. Chiesi a Gesù di perdonare tutti i miei peccati, mi rifugiai in Lui, e il sangue di Cristo Gesù alla croce mi purificò da ogni peccato. Lo accettai come mio unico personale Salvatore, Signore e padrone della mia vita. Quella sera tornai a casa completamente trasformato dalla potenza di Dio. Con entusiasmo e con gioia raccontai tutto a mia moglie; gli chiesi scusa di come mi ero comportato nei suoi riguardi e che da ora poi sarei stato diverso perché Gesù era entrato a far parte nella mia vita.

Decisi di fare patto con Lui battezzandomi in acqua per immersione. Chi avrà creduto e sarà stato battezzato sarà salvato”. Marco 16:16

Dopo circa un anno, mi fece visita mio cognato da Montecalvo Irpino, e parlando di vari argomenti gli raccontai della mia conversione all’Evangelo e questi mi disse che anche a Montecalvo vi erano dei fratelli evangelici Pentecostali che quando pregavano erano presi dalla potenza dello Spirito Santo e parlavano un linguaggio strano e fra questi a volte c’era anche chi profetizzava. Erano zelanti e pieni di fede…

I credenti, per essere presenti al culto del Signore facevano circa due ore di cammino e attraversavano anche un fiume. Rimasi stupito, meravigliato della loro fede.

Alcuni giorni dopo mi fecero visita dei fratelli provenienti da Troia, un paese a pochi chilometri della provincia di Foggia: Giovanni Lizzi, Giuseppe Iannelli, Ponziano Mancini e altri, tutti pentecostali.

Mi parlarono della Parola di Dio e del battesimo dello Spirito Santo con vitalità ed entusiasmo, e di come lo Spirito Santo agisce nei credenti: è la loro forza e la loro guida e come continua a battezzare ancora oggi.

Le testimonianze di mio cognato e quella dei fratelli di Troia, accesero nel mio cuore il desiderio di andare a visitare la chiesa di Montecalvo Irpino, mio  paese nativo.

 C’era un problema, lavoravo tutti i giorni come guardiano e non potevo assentarmi dal lavoro, mi era difficile chiedere e avere un giorno di permesso. Prima di chiedere il permesso, pregai: “Signore io so che tu puoi toccare il cuore dei miei datori di lavoro affinché mi concedano il permesso di assentarmi dal lavoro per un giorno, per essere presente al culto di sabato”. Presentai la mia richiesta e la risposta fu: “Dove possiamo trovare una persona di fiducia come te?” Io prontamente gli risposi, “ve la trovo io”! “verrà un fratello della mia stessa fede”.

Il Signore toccò il loro cuore concedendomi tre giorni di permesso anziché uno che avevo chiesto.

La mattina del sabato con grande gioia andai a Montecalvo per partecipare al culto della sera e fui benedetto dal Signore.

Desideravo andare anche al culto della domenica mattina che si svolgeva a cinque chilometri lontano dal paese.

Tutta la notte era piovuto, dovevo attraversare un fiume largo circa sei metri in piena. Iniziai a gettare delle pietre cercando di fare una passerella, ma la corrente dell’acqua le trascinava via, intanto il tempo passava e non riuscivo ad attraversare il fiume. Desideravo ricevere ancora la benedizione che il Signore mi aveva riservato la sera prima. Gridai con tutto il mio cuore, con tutte le mie forze e dissi: “Signore Iddio onnipotente, tu, che per la tua potenza tieni in mano le profondità della terra e le altezze dei monti ti prego dammi la possibilità di essere presente al culto, rispondi a questo mio desiderio”. Mi ricordai del versetto del profeta Isaia: Quando dovrai attraversare le acque, io sarò con te; quando attraverserai i fiumi, essi non ti sommergeranno; quando camminerai nel fuoco, non sarai bruciato e la fiamma non ti consumerà, Isaia 43: 2

Con fede e con certezza, mi allontanai circa trenta metri, presi la rincorsa e con un salto riuscii a raggiungere l’altra riva del fiume senza bagnarmi Gloria a Dio!

Raggiunta la collina, al luogo di culto, vedevo fratelli e sorelle arrivare da ogni direzione. I più fortunati cavalcare un asino, altri scalzi, per raggiungere il luogo di culto. Mi sembrava di vedere il popolo d’Israele attraversare il mar Rosso… Ero emozionato, piansi.

Al culto fui grandemente benedetto dal Signore. Ognuno testimoniava della potenza di Dio e dei miracoli che aveva ricevuto.

Fui profondamente toccato dalla predicazione del messaggio del pastore Pietro Giangregorio. Alla fine del culto elevai una preghiera e feci una richiesta al Signore: “Signore, desidero che al mio ritorno a Foggia, Tu ti serva di me, come strumento per la tua gloria”. Tutta la comunità rispose con un grande Amen.

Ritornai a Foggia, testimoniai con entusiasmo agli anziani della “Chiesa dei fratelli“ comunità che io a quel tempo frequentavo, tutto quello che avevo visto e udito, e di come Dio mi aveva benedetto; ma questi, m’invitarono a non parlare più dei pentecostali dicendomi: sono una setta e a volte satana si veste di angelo di luce. Queste parole mi ferirono grandemente. Mi allontanai da loro senza discutere. Credevo alle promesse della Parola: “A voi è fatta la promessa”, quella promessa era anche per me!

In Atti 2:4 dice: “Tutti furono riempiti di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, come lo Spirito dava loro di esprimersi.”.

Decisi di mettere la mia casa a disposizione per il servizio di culto al Signore e con alcuni fratelli che avevano creduto, ci radunavamo per leggere la Bibbia, pregare e cantare inni di lode.

Giorno per giorno la piccola comunità cresceva nella fede e nella grazia del nostro Signore Gesù Cristo.

Il pastore di Montecalvo, mi scrisse una lettera annunciandomi una sua visita, gli risposi con queste testuali parole: “Amato fratello nel Signore, quando desideri farmi visita, vieni e non tardare, io ti aspetto con gioia, ti aspetto come il sole sorge al mattino e prego il Signore che quando verrai a casa mia, offriremo un culto al Signore e che il Signore mi battezzi con lo Spirito Santo”.

Dio ascoltò il desiderio del mio cuore e proprio in quel culto il Signore mi battezzò nello Spirito Santo, adempiendo in me  la Sua promessa. Lode e gloria al Signore! Dio era con noi, Egli è fedele e dona a chi chiede con fede.

La mia casa divenne piccola per contenere i credenti (aumentati di numero), fu necessario affittare un locale di culto, perché solo i battezzati eravamo settantacinque. Anche questo locale divenne insufficiente e in via San Severo affittammo ancora un altro locale.  

Siamo negli anni 1948-1952. Il fuoco della pentecoste divampava per la fede, lo zelo, l’amore e la semplicità dei fratelli.

Avrei tantissime cose da dire, di come Dio si è usato di me per la Sua gloria!

Mi fermo qui … preferisco che un giorno gli altri parlino di me …

Desidero ricordare alcuni nomi di fratelli a me cari di quel tempo: Giuseppe Capuano, Giovanni Lizzi, G. Bonfitto, Francesco Giangregorio, Raffaele Pignone, Costantino Marazia ed altri fratelli americani: Giovanni Sagginario, Augelli, Eugenio Palma, Giovanni Graziani, Franco Fortunato, Antonio Di Biasi, Vincenzo Milodia, Terlizzi Piranio, alcuni fratelli inglesi ed altri di cui non ricordo i nomi. Questi fratelli ripieni di Spirito Santo portarono molte anime alla salvezza e furono battezzati di Spirito Santo.

Ricordo con grande stima e amore i primi fratelli e sorelle in Cristo, della chiesa di Foggia di Vico San Martino: Armando Lepore, Antonio Bernabei, Vincenzo Ferrara, Giuseppe Rosania, Angelo Campagna, Pasquale Quarato, Mario Palatella, Michele Dellera, Michele Rutigliano, Nicola Papagna, Nicola Mongiello, Manfredo Cardone, Mario Torraco, Felice Mobilia (mio figlio andato col Signore), Vincenzo Eronia, Teresa Di Brita, Alberta Fracasso, Maria Di Chiara (mia moglie), Michelina Iannotti, Francesca Labriola, Lidia Bernabei, Consiglia Bernabei, Olimpia, Assunta Molinaro, Giovannina Lizzi. Questi erano le colonne della chiesa di quel tempo.

I pastori: Attilio Di Gennaro 1950-1966, Giovanni Ferri 1956-1979, Giuseppe Rosania 1979-1995. Dio vi benedica.

Il nonno Vincenzo Mobilia ha lasciato la sua testimonianza da leggere il giorno del suo funerale.

Ringrazio il Signore di avermi donato un nonno cristiano la cui vita è stata crescente nel Signore, l’ha servito con tutte le sue forze anche in tempi difficili la sua fede non è vacillata, anche quando ha perduto il figlio Felice di trentaquattro anni, mio padre.

Per me non è stato soltanto nonno ma anche padre. Ricordo il suo affetto e la sua tenerezza nel prendersi cura della mia famiglia.

Ricordo i suoi insegnamenti biblici, di grande aiuto e d’incoraggiamento.

Il nonno ha servito il Signore con tutto il cuore, ha fatto ciò che la Bibbia ci insegna, visitava i fratelli infermi e se occorreva faceva le notti al loro capezzale. Faceva questo per amore.  Fu il primo a convertirsi al Pentacostalismo ed anche il primo a portare la Parola. I primi culti si tenevano alle casermette una zona di Foggia così chiamata perché faceva parte di una caserma militare adibita ad abitazioni civili. Nel 1949, i fratelli erano perseguitati, si spostavano continuamente nelle campagne, nei vagoni ferroviari abbandonati o nelle case. I battesimi avvenivano nei fiumi a volte scavando delle fosse riempite d’acqua.  Il fr. Di Gennaro battezzò il fr. Angelo Campagna nella fossa scavata da mio nonno nel 1953. Mi raccontava di quando con la bicicletta andava a Pietramontecorvino e in altre comunità della provincia; fra le tante difficoltà, lodava sempre il Signore…

È stato un valido e coraggioso collaboratore, molto umile, amato e stimato dai fratelli.

Benché poco letterato era sapiente e conoscitore della Parola, è stato fedele fino alla fine dei suoi giorni.

Il suo ultimo messaggio….

A tutti i miei amici vicini e conoscenti, vi chiedo con amore di accettare questo mio ultimo invito, è un invito divino: Accettate Gesù nel vostro cuore come Salvatore e Signore perché senza Gesù non v’è salvezza.

Ai miei fratelli e sorelle della chiesa del Dio vivente “ora, che non sono più con voi ma con Cristo Gesù, vi esorto a rimanere fedeli. Mettete da parte ogni rancore, ogni superbia, ogni vanità e maldicenza. Siate umili perché l’umiltà va davanti alla gloria di Dio così come ci ha insegnato il nostro perfetto maestro Gesù. Vi dico: amatevi gli uni gli altri e siate d’esempio per tutti e che la vostra fede sia una testimonianza vivente sul fondamento sicuro e incrollabile. Auguro a tutti voi un arrivederci nel cielo. La Parola di Dio possa compungere e convincere i vostri cuori di peccato e farvi arrendere nelle mani del Signore.

Voglio chiudere con un versetto che mio nonno recitava spesso, tanti anni fa toccò il suo cuore e lo fece arrendere nelle mani del Signore. Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna”. Giovanni 3:16

Egli ci ha lasciato all’età di novantun anni, per raggiungere la Casa del Padre. Foggia, 28 luglio 2004

Maria Torraco