Introduzione

Come possiamo definire lo status di vecchiaia? La persona anziana vive un conflitto tra i propri desideri, gli istinti e la possibilità sempre più ridotta di soddisfarli a causa della condizione del corpo e dei tabù della società contemporanea.

L’anziano ha la costante paura di essere indicato come inadeguato in questa fase di vita e più che mai, i modelli sociali influiscono ampiamente sulla definizione dell’immagine di se stessi e sulle scelte da compiere. La sensibilità ai giudizi esterni diventa estrema e si accentua sempre più col trascorrere degli anni: gli altri rappresentano una sorta di specchio che rimanda la sua immagine.

La definizione di “vecchio”, deriva dagli altri, prima ancora che da se stessi. Spesso si tende a evitare il contatto con le persone anziane, ed è proprio la società che isola l’anziano alimentando le paure, gli stereotipi e i pregiudizi. Come credenti “nati di nuovo”, di contro possiamo affermare che: “La natura dell’uomo decade, ma la grazia prospera”.

Beati quei credenti “non più giovani” che possono cantare e realizzare il versetto di questo Salmo. Nessuna paura del futuro potrà affliggerli, perché nei loro giorni difficili, quando il loro vigore viene meno, possono contare su di una promessa gloriosa capace di trasmettere tranquillità al loro cuore.

1. “Porteranno Ancora Frutto”

Attraverso questo versetto biblico, lo Spirito Santo indica l’importanza del progresso spirituale, onde raggiungere la maturità cristiana nell’ambito della propria famiglia e della propria comunità.

Come il nostro corpo ha bisogno di esercizio e di un sano nutrimento per avere un equo sviluppo, così anche la nuova creatura che è in noi ha bisogno di elementi spirituali per rimanere salda nella grazia e portare frutto anche nell’estrema vecchiaia Proverbi 16:31: “I capelli bianchi sono una corona d’onore; la si trova sulla via della giustizia”.

La nuova vita in Cristo, manifesta il frutto dello Spirito Santo, in tutte le età.

Gesù diceva: “L’albero si conosce dai suoi frutti”; il frutto prodotto dal cristiano dimostra che sta realmente vivendo in Cristo e per Cristo.

Siamo stati scelti, chiamati e costituiti per portare frutto (cfr. Giovanni 15:16) e questa deve essere la peculiarità di ogni credente nato di nuovo Matteo 7:17,18: “Così, ogni albero buono fa frutti buoni, ma l’albero cattivo fa frutti cattivi. Un albero buono non può fare frutti cattivi, né un albero cattivo far frutti buoni”.

Il Regno di Dio è dato a coloro che lo faranno fruttare Matteo 21:43: “Perciò vi dico che il regno di Dio vi sarà tolto, e sarà dato a gente che ne faccia i frutti”. Un albero, non solo cresce verso l’alto a volte in maniera appariscente, ma affonda le sue radici nella terra dalla quale prenderà gli elementi necessari per vivere. Il frutto sarà l’espressione del suo benessere e questi verrà alla luce senza nessuno sforzo esprimendo così la sua vitalità. Allo stesso modo, il credente cresce verso l’alto, perché tende verso Cristo, affondando le sue “radici nella profondità della Parola di Dio” ne consegue che il frutto dello Spirito, non può essere prodotto per mezzo di uno sforzo umano, ma solamente per lo Spirito di Dio che è nel credente.

È interessante quello che dicono gli statisti: “Si stima che nel mondo con l’attuale crescita demografica, le persone con un’età superiore ai sessanta anni saranno, nel 2025, 1.122.000.000. In Italia, nello stesso periodo, saranno 15.860.000”.

Forse in futuro ci saranno più case di riposo che asili, ma questo non spaventa il credente anziano il quale sa che poggiando la Sua vita su Dio e confidando nella Sua Parola e nelle Sue promesse, continuerà a portare frutto per la Sua gloria!

2. La Natura Del Frutto

A volte, come il profeta Asaf, ci soffermiamo a considerare la prosperità dell’empio, ma non dimentichiamo che essa dura per “un istante”. I figli di Dio sanno di poter contare sulla presenza del Signore in ogni istante della loro vita. Sarà Lui a sostenerli, ad aiutarli e a fortificarli affinché il frutto prodotto sia ottimale Salmo 92:7,14: “che gli empi germogliano come l’erba e tutti i malfattori fioriscono per essere distrutti in eterno…Porteranno ancora frutto nella vecchiaia; saranno pieni di vigore e verdeggianti”.

Con queste vivide immagini, dopo aver parlato della breve prosperità degli empi paragonandola alla nascita e alla fioritura dell’erba che cresce solo per essere tagliata immediatamente, il Salmista non paragona il giusto all’erba caduca, ma all’albero robusto che vive sia durante la siccità estiva sia nelle tempeste invernali e continua a crescere di stagione in stagione. Questi alberi di giustizia, come li definisce lo scrittore sacro, sono piantati nella casa dell’Eterno, sono belli e fioriscono nei cortili del nostro Dio, sono memoriali viventi per annunziare che l’Eterno è giusto

Salmo 92:13-15: “Quelli che son piantati nella casa del Signore fioriranno nei cortili del nostro Dio. Porteranno ancora frutto nella vecchiaia; saranno pieni di vigore e verdeggianti, per annunziare che il Signore è giusto; egli è la mia rocca, e non v’è ingiustizia in lui”.

Fratello, sorella, indipendentemente dalla tua età, se ti affidi al Signore, la tua vita produrrà in ogni stagione frutto per la Sua gloria, attraverso l’opera dello Spirito Santo che è in te. Il frutto si vede e chi è figlio di Dio, sarà notato per la natura del suo frutto Matteo 12:33: “O fate l’albero buono e buono pure il suo frutto, o fate l’albero cattivo e cattivo pure il suo frutto; perché dal frutto si conosce l’albero”.

Donal Gee ha scritto: “II frutto dello Spirito va visto come la manifestazione e il risultato della vita divina infusa nel credente alla rigenerazione”.

3. Il Segreto Per Portare Frutto

Come può portare un albero sempre del frutto? Abbiamo in precedenza accennato, quanto sia importante per un albero estendere le sue radici nella terra, alla ricerca dell’acqua e di quelle sostanze necessarie al suo fisiologico sviluppo. Se leggiamo nel libro del profeta Ezechiele al capitolo 47, noteremo la presenza di alberi che portano frutto perché posti in prossimità del torrente Ezechiele 47:7,12: “Tornato che vi fu, ecco che sulla riva del torrente c’erano moltissimi alberi, da un lato e dall’altro… Presso il torrente, sulle sue rive, da un lato e dall’altro, crescerà ogni specie d’alberi fruttiferi le cui foglie non appassiranno e il cui frutto non verrà mai meno; ogni mese faranno frutti nuovi, perché quelle acque escono dal santuario; quel loro frutto servirà di cibo, e quelle loro foglie di medicamento».

La Scrittura ci dice che il torrente procedeva dalla dimora o santuario di Dio. Affondiamo le “nostre radici” nel fiume glorioso della Parola di Dio potente a generare in noi la fede, a farci crescere in modo armonioso ed è potente a purificarci del continuo Efesini 5:25-27: “Cristo ha amato la chiesa e ha dato se stesso per lei, per santificarla dopo averla purificata lavandola con l’acqua della parola, per farla comparire davanti a sé, gloriosa, senza macchia, senza ruga o altri simili difetti, ma santa e irreprensibile”.

La Bibbia afferma che ogni credente deve essere come un albero piantato presso i rivi d’acqua. Ancora una volta l’invito è di dilettarsi nella Parola di Dio, ponendo in enfasi il contrasto che vi è con chi non è piantato presso la sorgente, il quale è paragonato alla pula Salmo 1:1-6: “Beato l’uomo che non cammina secondo il consiglio degli empi, che non si ferma nella via dei peccatori; né si siede in compagnia degli schernitori; ma il cui diletto è nella legge del Signore, e su quella legge medita giorno e notte. Egli sarà come un albero piantato vicino a ruscelli, il quale dà il suo frutto nella sua stagione, e il cui fogliame non appassisce; e tutto quello che fa, prospererà. Non così gli empi; anzi son come pula che il vento disperde. Perciò gli empi non reggeranno davanti al giudizio, né i peccatori nell’assemblea dei giusti. Poiché il Signore conosce la via dei giusti, ma la via degli empi conduce alla rovina”.

Quando le foglie non appassiscono, l’albero è in buona salute, perciò, anche se l’età avanza per tutti, andiamo avanti perché il segreto della forza del credente risiede nel Signore. Le nostre foglie non appassiranno e il nostro frutto sarà permanente perché in Dio abbiamo riposto la nostra speranza Salmi 62:5: “Anima mia, acquietati in Dio solo, poiché da lui viene la mia speranza”.

C’è una domanda che dobbiamo porci: “Frutti nuovi o frutti diversi”? Ritengo che raggiunti i limiti di età, se il pastore lascia la cura della comunità ad altri (“altri entreranno nelle vostre fatiche”), questo non vuol dire che un servo del Signore abbia smesso di portare frutto. Egli continuerà a svolgere un altro tipo di servizio, forse in un altro campo, ma dipendendo dallo stesso Padrone, che è il Signore. Il servo di Dio non finalizza la sua vita al pulpito, perché “le migliori prediche si fanno lontano dal pulpito”. Quanti anziani servitori di Dio, oggi sono di grande utilità e di edificazione per la Chiesa in virtù dell’esperienza che hanno maturato nel corso degli anni della loro conversione. Beate sono quelle comunità che possono contare sulla saggezza degli anziani.

La profetessa Anna, che aveva 84 anni, continuava a servire il Signore Luca 2:36-38: “Vi era anche Anna, profetessa, figlia di Fanuel, della tribù di Aser. Era molto avanti negli anni: dopo essere vissuta con il marito sette anni dalla sua verginità, era rimasta vedova e aveva raggiunto gli ottantaquattro anni.  Non si allontanava mai dal tempio e serviva Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quella stessa ora, anche lei lodava Dio e parlava del bambino a tutti quelli che aspettavano la redenzione di Gerusalemme”.

Quando a un albero s’invecchiano i rami, se il tronco è sano, è possibile innestare sul tronco lo stesso frutto o un altro compatibile: col tempo si vedrà rifiorire e porterà un frutto nuovo e abbondante. Così deve essere per ogni anziano credente: egli sarà d’aiuto e di conforto a tutta la Chiesa e al pastore più giovane di lui.

Un esempio è Davide che voleva costruire il tempio ma Dio non acconsentì, ma Davide preparò il materiale e il progetto per la casa dell’Eterno. Questo meraviglioso edificio fu chiamato il tempio di Salomone, anche se era stato Davide a progettarlo.

L’uomo secondo il cuore di Dio, lavora per il Signore non con l’obiettivo di essere lodato dagli uomini, ma di piacere al Signore. L’anziano credente avverte più degli altri l’avvicinarsi dell’eternità e il suo anelito e di poter sentire l’approvazione finale dal Signore Matteo 25:21: «Il suo padrone gli disse: “Va bene, servo buono e fedele; sei stato fedele in poca cosa, ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo Signore”».

4. Il Privilegio Di Portare Il Frutto

Nel versetto in oggetto, il Salmista proclama la grandezza del privilegio di portare frutto Salmo 92:13-15: “Quelli che son piantati nella casa del Signore fioriranno nei cortili del nostro Dio. Porteranno ancora frutto nella vecchiaia; saranno pieni di vigore e verdeggianti, per annunziare che il Signore è giusto; egli è la mia rocca, e non v’è ingiustizia in lui”.

Tante sono le difficoltà oggettive dell’anziano: la stanchezza, le tentazioni da superare, il decadimento delle facoltà mentali, le difficoltà della deambulazione, l’abbassamento dell’udito e tutte le patologie correlate all’età. Che esempio di fede è quel credente anziano che continua ad avere il privilegio di portare frutto. Anche se le sue facoltà intellettive si sono notevolmente ridotte, la presenza di Dio con gli anni è cresciuta in lui perché non ha dimenticato il suo Dio. Ecco quello che Dio dice nella Sua meravigliosa Parola Ecclesiaste 12:3-10: “Ma ricordati del tuo Creatore nei giorni della tua giovinezza, prima che vengano i cattivi giorni e giungano gli anni dei quali dirai: «Io non ci ho più alcun piacere»; prima che il sole, la luce, la luna e le stelle si oscurino, e le nuvole tornino dopo la pioggia: prima dell’età in cui i guardiani della casa tremano, gli uomini forti si curvano, le macinatrici si fermano perché sono ridotte a poche, quelli che guardano dalle finestre si oscurano, i due battenti della porta si chiudono sulla strada perché diminuisce il rumore della macina; in cui l’uomo si alza al canto dell’uccello, tutte le figlie del canto si affievoliscono, in cui uno ha paura delle alture, ha degli spaventi mentre cammina, in cui fiorisce il mandorlo, la locusta si fa pesante, e il cappero non fa più effetto perché l’uomo se ne va alla sua dimora eterna e i piagnoni percorrono le strade; prima che il cordone d’argento si stacchi, il vaso d’oro si spezzi, la brocca si rompa sulla fonte, la ruota infranta cada nel pozzo; prima che la polvere torni alla terra com’era prima, e lo spirito torni a Dio che l’ha dato. «Vanità delle vanità», dice l’Ecclesiaste, «tutto è vanità».

Quante lezioni impariamo da questi versetti.

Possiamo dunque affermare senza tema di smentita che anche se le forze abbandonano lentamente l’anziano che vede svigorire il suo corpo, nondimeno il suo interiore va rinnovandosi alla gloria di Dio 2Corinzi 4:16: “Perciò non ci scoraggiamo; ma, anche se il nostro uomo esteriore si va disfacendo, il nostro uomo interiore si rinnova di giorno in giorno”.

Si racconta che un giorno chiesero al famoso predicatore Londinese Spurgeon il “segreto del suo successo ministeriale”. Egli si limitò ad aprire una tenda dove un gruppo di ottantenni pregava per lui, in una stanzetta, mentre egli predicava la Parola.

5. La Continuità Nel Portare Frutto

Un esempio luminoso che troviamo nella Scrittura, riguarda Caleb, Giosuè 14:10-12: “E ora ecco, il Signore mi ha conservato in vita, come aveva detto, durante i quarantacinque anni ormai trascorsi da quando il Signore disse quella parola a Mosè, mentre Israele camminava nel deserto; e ora ecco che ho ottantacinque anni; oggi sono ancora robusto com’ero il giorno in cui Mosè mi mandò; le mie forze sono le stesse d’allora, tanto per combattere quanto per andare e venire. Dammi dunque questo monte del quale il Signore parlò quel giorno, poiché tu udisti allora che vi stanno degli Anachim e che vi sono delle città grandi e fortificate. Forse il Signore sarà con me, e io li scaccerò, come disse il Signore ».

All’età di ottantacinque anni, invece di chiedere un luogo tranquillo dove trascorrere i suoi ultimi giorni coltivando ortaggi o fiori, Caleb chiese che gli venissero assegnate quelle stesse porzioni di territorio che avevano suscitato paura nelle dieci spie.

Questa era l’eredità che desiderava come adempimento della promessa di Dio fatta in precedenza. Sebbene gli anziani siano più propensi a parlare di vecchi conflitti invece di intraprenderne nuovi, Caleb era pronto per una battaglia ancora più impegnativa; voleva combattere gli Anachiti a Ebron e impossessarsi delle città.

Caleb scelse un compito grande e impegnativo. Non era pieno d’orgoglio per le sue capacità, ma piuttosto credeva che Dio sarebbe stato con lui: aveva fede nelle “promesse di Dio” Dobbiamo considerare una “esagerazione” le parole di Caleb? “Oggi sono ancora robusto com’ero il giorno in cui Mosè mi mandò; le mie forze sono le stesse d’allora, tanto per combattere quando per andare e venire” (v. 11)? Crediamo assolutamente no! Allora, quale senso dargli? Caleb non era “pieno di orgoglio”, ma dai pori della sua vita sprizzavano il fervore per il suo Dio, la sua viva e vera fede in Lui e la voglia vera di combattere contro quelle forze nemiche che, in passato, avevano spaventato i suoi fratelli.

Il suo segreto non risiedeva nella forza dei suoi muscoli, ma nella consapevolezza che il Signore sarebbe stato con lui. Caleb appare, nella sua luminosità, come un uomo enormemente coraggioso e un gran campione di fede, degno di essere imitato. Egli portò frutto fino alla fine.

6. Il Frutto Da Portare In Relazione Al Ritorno Di Gesù

Come custodire il nostro frutto fino alla venuta del Signore o fino al giorno in cui Egli ci chiamerà? È importante avere:

A. Un’intima Comunione Con Dio

Colui che è nato di nuovo (cfr. Giovanni 3:4,5), deve vivere “ogni giorno come se fosse l’ultimo” Salmo 90:10-12: “I giorni dei nostri anni arrivano a settant’anni; o, per i più forti, a ottant’anni; e quel che ne fa l’orgoglio, non è che travaglio e vanità; perché passa presto, e noi ce ne voliam via. Chi conosce la forza della tua ira e il tuo sdegno con il timore che t’è dovuto? Insegnaci dunque a contar bene i nostri giorni, per acquistare un cuore saggio”.

B. Una Dipendenza Completa Dalla Parola Di Dio

L’anziano ha più tempo disponibile e deve impiegarlo nella lettura e nella meditazione della Parola di Dio (cfr. Giosuè 1:8; Salmo 1:1-3; Giovanni 8:31).

La sua fede crescerà e nuove forze realizzerà. L’aquila è l’animale che riesce a vivere più a lungo tra quelli della sua specie. A volte riesce addirittura a vivere 70 anni, ma non per caso. Quando arriva intorno ai 40 anni deve prendere una decisione seria e molto difficile. A 40 anni, le sue unghie sono incallite e fragili e non riesce più ad afferrare la propria preda dalla quale essa ha il proprio nutrimento. Il suo becco lungo e appuntito si è ormai piegato nel corso degli anni, indirizzandosi verso il suo petto. Le ali si sono invecchiate e appesantite. Insomma, via via, volare le diventa così difficile. È un’aquila vecchia! L’aquila ha davanti a sé due alternative: morire oppure affrontare un processo molto doloroso di rinnovamento che dura all’incirca 150 giorni. Per sopravvivere, l’aquila dovrà trovare un nuovo nido, nell’alto di una montagna, dove sia ben riparata e non abbia più bisogno di volare. Una volta trovato questo posto, l’aquila comincia a sbattere il proprio becco vicino alla roccia finché riesce a farlo cadere, poi dovrà aspettare pazientemente che le ricresca e con esso si strapperà le sue vecchie unghie. Quando nasceranno le nuove unghie, comincerà a spogliarsi di ogni piuma vecchia. Solo dopo cinque mesi l’aquila è pronta per spiccare un nuovo volo. Attraverso questo processo di rinnovamento, potrà vivere altri 30 anni! Coraggio fratelli e sorelle: leggiamo la Sua Parola per essere rinnovati dallo Spirito Santo e acquistare nuove forze Isaia 40:31: “Quelli che sperano nel Signore acquistano nuove forze, si alzano a volo come aquile, corrono e non si stancano, camminano e non si affaticano”.

Non dimentichiamoci che lo Spirito Santo per mezzo della Parola rigenera (1Pietro 1:23), purifica (Efesini 5:26), nutre (1Pietro 2:2), libera (Giovanni 8:32), preserva dal male (Salmo 119:11), illumina (Salmo 119:105; 107:17-20).

C. Una Vita Di Preghiera

Quando Gesù nacque, fu portato dai Suoi genitori nel tempio per la circoncisione, così come prescriveva la legge Mosaica. Qui vi erano due anziani: Simeone e Anna che sono un esempio per tutti i credenti avanti negli anni Luca 2:25-38: “Vi era in Gerusalemme un uomo di nome Simeone; quest’uomo era giusto e timorato di Dio, e aspettava la consolazione d’Israele; lo Spirito Santo era sopra di lui; e gli era stato rivelato dallo Spirito Santo che non sarebbe morto prima di aver visto il Cristo del Signore. Egli, mosso dallo Spirito, andò nel tempio; e, come i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere a suo riguardo le prescrizioni della legge, lo prese in braccio, e benedisse Dio, dicendo: «Ora, o mio Signore, tu lasci andare in pace il tuo servo, secondo la tua parola; perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, che hai preparata dinanzi a tutti i popoli per essere luce da illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele». Il padre e la madre di Gesù restavano meravigliati delle cose che si dicevano di lui. E Simeone li benedisse, dicendo a Maria, madre di lui: «Ecco, egli è posto a caduta e a rialzamento di molti in Israele, come segno di contraddizione a te stessa una spada trafiggerà l’anima), affinché i pensieri di molti cuori siano svelati». Vi era anche Anna, profetessa, figlia di Fanuel, della tribù di Aser. Era molto avanti negli anni: dopo essere vissuta con il marito sette anni dalla sua verginità, era rimasta vedova e aveva raggiunto gli ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio e serviva Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quella stessa ora, anche lei lodava Dio e parlava del bambino a tutti quelli che aspettavano la redenzione di Gerusalemme”.

La preghiera è il respiro dell’anima per tutti i credenti di tutte le età. Gesù ci ha insegnato a vegliare per mezzo della preghiera (Matteo 24:42-44; 1Tessalonicesi 5:17; Efesini 6:18; Giuda v. 20; Atti 3:1).

Il credente parla con Dio in preghiera (Salmo 71:18) e Dio risponde al credente per mezzo della Sua Parola (Isaia 46:4; Matteo 28:20).

Quant’è importante pregare. Il credente anziano, non deve dimenticare che per ogni età esistono delle tentazioni. Superate quelle della vanità, della moda, dei facili piaceri, esistono altri tipi di tentazione quali: furbizia, bugie, ipocrisia, cattiverie, rancori, possibili parzialità tra i figli, diffidenza, mancanza di gratitudine verso chi eventualmente li assiste; oppure dubbi e ribellione verso quello che c’è intorno a noi, e qualche volta anche verso Dio. “Tutte a me capitano… ” oppure: “Ho fatto tanto bene ed ora Dio mi sta castigando”. In questo modo, Satana offusca la mente e riesce a metterci in confusione e in crisi.

Conclusione

Colui che è nato di nuovo, seppure avanti negli anni, deve avere il carattere e la mente di Cristo. Il seguente schema ci aiuterà a concretare quanto sinora abbiamo detto:

a) La ricchezza del frutto: vita santificata. Senza questa maturità (santificazione) nessuno vedrà il Signore. La nostra santificazione mostra in noi il carattere di Cristo.

b) La potenza del frutto: Testimonianza autentica. Talvolta la testimonianza è carente. Ricordiamoci che i fatti parlano molto di più delle parole. Il mondo è stanco di parole: vuole vedere nel credente, indipendentemente dalla sua età, l’opera di Cristo del Quale è scritto che: “Prima fece e poi insegnò”. Impariamo da Lui che è il modello perfetto.

c) La natura del frutto: il carattere della nuova vita in Cristo. La Parola di Dio afferma che è per mezzo dello Spirito che noi veniamo convinti ad accettare Cristo il Signore. (1Corinzi 12:3). Ogni giorno lo Spirito ci modella protendendoci verso la perfezione e liberandoci dalle opere della carne.

La vecchiaia dunque non è una disgrazia, ma una grazia, una ricchezza e non una povertà. Pur nei suoi limiti e con i tutti i suoi acciacchi, è un dono di Dio, l’occasione di maturità umana e spirituale, di una testimonianza di fede da offrire ai più giovani.

Ed è proprio su questo sguardo di fede aperto verso l’orizzonte del cielo che l’ultima stagione della vita acquista il suo pieno e definitivo valore. Con l’aiuto del Signore continuiamo a combattere: ci aspetta la corona della vita 2Timoteo 4:6: “Ho combattuto il buon combattimento, ho finita la corsa, ho serbata la fede, del rimanente mi è riservata la corona…”.

Caro fratello, cara sorella, fai tuo l’invito del Signore Gesù Apocalisse 2:10: “Sii fedele fino alla fine ed io ti darò la corona della vita”.

fr. Carmine Lamanna