“Amico, non ti faccio alcun torto; non ti sei accordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare a quest’ultimo quanto a te. Non mi è lecito fare del mio ciò che voglio? O vedi tu di mal occhio che io sia buono?” Matteo 20:13-15.

In questa parabola Gesù ci insegna quanto è importante per un credente avere un atteggiamento da servo, affinché il vangelo possa avere un impatto potente nella società. I credenti devono vivere e mostrare una vita di fede genuina, ognuno deve mantenere un atteggiamento da servo umile e ubbidiente al servizio del padrone.

Al tempo di Gesù era costume che i lavoratori, prima del far del giorno, si riunissero nella piazza del mercato con i loro arnesi in mano per essere presi a lavorare.

Il proprietario di una vigna, di buon‘ora, andò sulla piazza del mercato ed impegnò dei lavoranti a giornata pattuendo di dar loro un denaro, la paga normale di una giornata di lavoro, e li mandò nella vigna.

Alle nove, sentì il bisogno di prendere altri operai, la stessa cosa fece a mezzogiorno e alle tre del pomeriggio. Alle cinque ritornò di nuovo in piazza per prendere altri operai, quando ormai mancava una sola ora allo scader del giorno, pattuendo con tutti per un denaro.

Alla fine del giorno, gli ultimi furono pagati per primi ricevendo un denaro ciascuno, ma gli operai della prima ora si aspettavano di più. Avvenne che essi cominciassero a mormorare contro il padrone dicendo: Questi ultimi hanno lavorato soltanto un’ora e li hai trattati come noi che abbiamo sopportato il peso e il caldo della giornata. Allora il padrone rispondendo a uno di loro disse: “Amico, non ti faccio alcun torto; non ti sei accordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare a quest’ultimo quanto a te. Non mi è lecito fare del mio ciò che voglio? O vedi tu di mal occhio che io sia buono?”.

Il padrone li mise a tacere, dicendo voi siete stati trattati bene, e dimostrate di essere invidiosi, egoisti verso il prossimo, e ingrati verso chi vi ricompensa.

Avevano ricevuto quanto era stato loro convenuto. Egli aveva il diritto di fare del suo ciò che gli piaceva, ed era un peccato e una vergogna per loro invidiare e criticare quegli altri verso i quali, per Sua bontà, aveva voluto usare generosità. Poi aggiunse: “Così gli ultimi saranno primi e i primi ultimi”.

È facile pensare e vivere come questi operai della prima ora…, essi non sono contenti di vedere all’opera la grazia di Dio, perché giudicano secondo ciò che chiamano un proprio merito, volevano essere trattati con giustizia, (umana) ma Dio agisce da sovrano, secondo la Sua giustizia divina e non ha da rendere conto del suo operato.

Quello che a noi sembra un male, è un bene nelle mani di Dio. È stato per grazia che questi operai sono stati scelti per lavorare nella vigna, nessuno di loro ha meritato quello che ha ricevuto. Un vero servo combatte per i diritti degli altri, non è contenzioso, non è geloso ma ringrazia il Signore, quando un altro è benedetto; si rimette alla volontà di Dio con umiltà e gratitudine; onora il padrone con le sue virtù.  Il suo amore fa stupire il mondo.

Dobbiamo considerare noi stessi servi dei nostri fratelli, seguendo l’esempio di Cristo, che è il servo per eccellenza.

 “Egli non venne per essere servito, anzi per servire e dare la sua vita qual prezzo di riscatto per molti. Il Signore ci ha chiamati a essere servi, servi sottomessi alla sua volontà.

Quando ricordiamo questa verità e meditiamo sull’immenso ed eterno amore di Dio, quando riflettiamo sulla profondità del sacrificio di Gesù, anziché essere turbati o abbattuti, i nostri cuori saranno grati, gioiosi e ricolmi della pace di Dio. Il nostro atteggiamento, da servo, deve essere mansueto, mai offesi, litigiosi, egoisti anziché lamentarci per quello che sembra ingiustizia nella vita, abbondiamo nel ringraziamento per la meravigliosa grazia di Dio sapendo che Egli non sbaglia mai in quello che permette che ci accada.

Gloria a Dio! Noi conosciamo il padrone e siamo disposti a lavorare e accettare qualunque paga lui voglia darci, per testimoniare con la nostra vita che abbiamo un signore buono e fedele. Siamo stati chiamati a lavorare nel campo del Signore qualunque sia il dono, il ministero tutti abbiamo un compito da svolgere per la gloria di Dio. Non c’è uno che sia più importante di un altro ai Suoi occhi. Ognuno ha un talento da usare e deve essere disponibile a contribuire senza mai ricevere lode o riconoscimento. Siamo tutti uguali, riceviamo da Lui la stessa ricompensa: la salvezza, Efesini 2:8-9 “È per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio non in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti” Iddio ha disposto che ogni servizio reso a Lui porti con sé una ricompensa che spesso è goduta in questa vita e in quella a venire.

Abbiamo bisogno di conversione, di stare del continuo ai piedi di Gesù per comprendere il Suo carattere e somigliargli. Il Signore vuole che ragioniamo e operiamo con il concetto di grazia, e non di merito.

Dio è amore. Egli chiama tutti gli uomini a lavorare nel suo campo, li vuole tutti con sé senza alcuna eccezione. La Sua chiamata non è in base ad un’esigenza di giustizia distributiva, ma secondo le vie della sua misericordia.

Dio si è avvicinato a noi “Gesù disse nessuno può venire a me se non lo attira il Padre che mi ha mandato non voi avete scelto me ma io ho scelto voi; e vi ho costituiti perché andiate e portate frutto e il vostro frutto sia duraturo”.

Per il Signore non ci sarà alcuna differenza tra i primi e gli ultimi, poiché Dio è fedele da retribuire coloro che lo servono fedelmente. Quello che riceviamo è sempre un’indebita e immeritata grazia.

“… quando avrete fatto tutto ciò che vi è comandato, dite: “Noi siamo servi inutili; abbiamo fatto quello che eravamo in obbligo di fare”. Luca 17:10.

Vogliamo piacere al Signore, non vogliamo la lode, vogliamo che il Signore sia lodato.

Maria Torraco